Leopoldo Fregoli e gli esordi del cinematografo in Italia

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La Cineteca Nazionale conserva ventotto originali relativi ai brevi film che il trasformista Leopoldo Fregoli realizzò a complemento dei suoi spettacoli teatrali, all’incirca tra il 1897 e il 1899, avvalendosi molto precocemente della tecnica dei fratelli Lumière e, secondo alcune fonti, della collaborazione di Luca Comerio.

Ogni elemento è costituito da una bobina di 15-20 metri di pellicola nitrato, in formato originale Lumière 35mm con un’unica perforazione per lato; quasi tutte le bobine hanno immagine positiva e imbibizione gialla, a eccezione di due copie che presentano un’aggiunta di colore dipinto a mano e di un negativo b/n.

La loro acquisizione risale al 1953, quando Mario Verdone le individuò presso un privato, a Viareggio, luogo dove Fregoli aveva trascorso gli ultimi anni di vita.

Nel 1995, nell’ambito del progetto europeo Lumière, i ventotto elementi dei film Fregoli conservati dalla Cineteca Nazionale sono stati restaurati a cura degli Archives du Film del Centre National de la Cinématographie di Bois d’Arcy, direttamente presso il loro laboratorio, dove era stata messa a punto una macchina da stampa adattata per la duplicazione dei materiali originali Lumière.

La presente selezione, costituita da quindici film, è basata sulla filmografia stabilita da Adriano Aprà (parte integrante dell’articolo di Luigi Colagreco, Il cinema negli spettacoli di Leopoldo Fregoli, «Bianco e Nero», 3-4, 2002, pp. 62-67) e include i titoli individuati come appartenenti ai film prodotti e interpretati da Fregoli stesso, distinti dagli altri di diretta produzione Lumière (anche se in alcuni compare comunque Fregoli) o di altra produzione (da individuare, forse curata dello stesso Fregoli), che pure dovevano essere proiettati durante gli spettacoli del trasformista.

L'acquisizione della “Serie” Fregoli da parte della Cineteca Nazionale

«I film da lui realizzati si consideravano fino a qualche anno fa perduti. Fortunatamente me ne furono segnalate da Viareggio – dove si era ritirato nel 1925 ed era vissuto negli ultimi anni della sua vita, e cioè fino al 26 novembre 1936 – alcune copie superstiti, ed io stesso riuscii a farle acquistare dalla Cineteca Nazionale di Roma, dove oggi si conservano. Uno lo inserii in un mio documentario, realizzato nel 1955, La vita teatrale, ed altri si sono visti di recente nella trasmissione televisiva Almanacco. Queste pellicole, anteriori al 1900, e stampate su pellicola Lumière, recanti una perforazione laterale, tipica del Fregoligraph che reca un solo buco per fotogramma, sono lunghe 15-20 metri ciascuna. Recano i seguenti titoli…».

Mario Verdone, Leopoldo Fregoli, «Palatino», 4-5 e 7-8, 1964, p. 13.

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Biografia

Leopoldo Fregoli (Roma, 2 luglio 1867 - Viareggio, 26 novembre 1936)

Il giovane Leopoldo, figlio del maggiordomo del Conte Luigi Pianciani – personaggio di spicco della nobiltà romana, nonché primo sindaco della nuova Roma capitale d'Italia –, rimane presto orfano di madre e passa gli anni dell'infanzia nel palazzo nobiliare che diverrà poi sede dell’Accademia di San Luca, non lontano da Fontana di Trevi. Adolescente, dopo una carriera scolastica lenta e non brillante, inizia a frequentare alcune compagnie teatrali, esibendosi come comico, illusionista e cantante.
Durante il servizio militare, che svolge come volontario nel 1889 a Massaua, in Eritrea, durante la campagna d'Africa, intrattiene i commilitoni con numeri di magia e monologhi e, a causa della mancanza di attori, comincia a interpretare da solo i diversi ruoli, cambiandosi spesso d'abito e rivelando doti di interprete e trasformista, capace di parlare e cantare con voci diverse.


Nel 1890 torna a Roma, dove l’anno successivo debutta al caffè-concerto Esedra con un numero di trasformismo a due personaggi, Le educande di Sorrento, dove è contemporaneamente camuffato da educanda e da dragone. Dall'Esedra passa all'Eden e alla Birreria Italia; nel 1893 costituisce la Compagnia Internazionale di Varietà, poi la Compagnia Fin di Secolo, con la quale, in due anni, percorre tutta l'Italia. Dati i costi proibitivi, Fregoli si trova costretto a sciogliere le due compagnie e a lavorare accettando le offerte dei caffè-concerto, come il caffè Romano di piazza Castello a Torino, o la birreria Monaco e l'Eden di Livorno. In questa fase egli già dispone di un vasto repertorio, dalla canzonetta, alla caricatura, dal gioco di prestigio all’imitazione, ed è autore dei propri copioni, con spettacoli come Il camaleonte, L'ape, Gran via, L'arrivo del professor Sambajon.

Nel 1893 si sposa con Velia, conosciuta a Livorno un anno prima. Nel 1894 debutta all'estero, con una tournée in Spagna, dove tuttavia non ha molta fortuna, né con i numeri di trasformista né, in una tournée successiva, con la compagnia da lui scritturata per l'operetta Eden-Concerto. Tra il 1895 e il 1896 si reca in America Latina, dove tiene spettacoli in Argentina, Brasile e Uruguay; mentre nel maggio del 1896 è negli Stati Uniti, dove rimane in tournée per sei mesi. Risalgono a questo periodo i debutti di due dei suoi spettacoli più importanti, Eldorado, «azione-comico-mimico-lirico-drammatico-musicale con circa 60 trasformazioni» e la sua personale rivisitazione di Histoire d'un Pierrot (libretto di Fernand Beissier, musica di Mario Costa, 1895).


Verso la fine del 1897, di ritorno da una tournée in Sud America, durante un suo spettacolo al Théâtre des Célestins di Lione, conosce i fratelli Lumière, dai quali acquista un "apparecchio di proiezione" e il diritto di esclusiva di presentare le loro pellicole durante i propri spettacoli; ben presto, tuttavia, con lo stesso dispositivo, passa a realizzare lui stesso delle scene comiche basate sui propri numeri di trasformismo, anche avvalendosi, in maniera del tutto pionieristica, di diversi trucchi cinematografici. Tra il 1898 e il 1905, egli è infatti tra i primi a utilizzare il cinématographe Lumière, che ribattezza Fregoligraph, oltretutto in combinazione originale con le proprie performances del vivo o in maniera indipendente, sdoppiandone così le potenzialità spettacolari.

Nel settembre 1898 Fregoli si trasferisce ad Asti, in una villa cui dà il nome della moglie, Velia, e dove vivrà, tra una tournée e l'altra, fino al 1912.
Nel dicembre del 1897 torna a esibirsi Roma, al teatro Valle, dove, la sera del debutto, è applaudito da Eleonora Duse, che si reca personalmente e salutarlo e a complimentarsi con lui.
Nei primi anni del ’900 la sua carriera continua senza sosta: numerose sono le tournée in Italia e all'estero. Nell’agosto 1898 Fregoli è a Londra, dove recita al teatro Alhambra e dove ha l'occasione di fare la conoscenza del pioniere del cinema inglese Robert W. Paul, di vedere i suoi film e anche di farsi riprendere in alcune delle sue trasformazioni.
Nel gennaio del 1900 è al Trianon di Parigi, dove il pubblico applaude il Paris-concert, Dorotea e Crispino, parodia del melodramma ottocentesco, Una notte d'amore, avventura comico-musicale, e Relampago o Il cameriere lampo, la più veloce e anche la più difficile delle sue trasformazioni.

Nel 1901 si trova ancora in Spagna, nel 1902 e nel 1903 è in Italia, nel 1904 e nel 1905 è ancora a Parigi, dove tornerà nel 1910 con due nuovi numeri, fra i più famosi: Fregolineide e Le Théâtre à l'envers. Nel 1906 incide anche un disco 78 giri presso la Società Italiana di Fonotipia di Milano per la relativa collana "serie dei grandi cantanti comici italiani". Nel giugno 1909, sull'onda del successo mondiale, si esibisce nella sala Pia del Vaticano e viene ricevuto in udienza da papa Pio X.

Nel dicembre 1911 si separa dal suo storico impresario Giuseppe Paradossi e passa all'amico d'infanzia Virgilio Crescenzi, ma la gestione di quest'ultimo si rivela disastrosa. Fregoli, ridotto sul lastrico, riesce a riemergere riorganizzandosi e ripartendo in tournée, in Spagna e poi in Italia, a Trieste al Politeama Rossetti, a Roma al teatro Costanzi e al Politeama di Napoli, e mettendo in vendita Villa Velia ad Asti. Nel maggio 1915 intraprende una nuova lunga tournée in Sud America, mentre nel 1916, dopo una sosta a Parigi, dove si esibisce nei teatri Bernhardt e Belleville, torna in Italia per una serie di spettacoli nei teatrini militari prossimi al fronte. Tra il 1918 e il 1919 si prende una pausa, meditando di ritirarsi dalle scene, e torna solo nel marzo 1919 con una serie di esibizioni a Napoli al Politeama Giacosa. Tra il 1920 e il 1924 continua a girare l'Italia e l'Europa e nel 1925 torna in Sudamerica, dove, ai primi di febbraio, va in scena per l'ultima volta in un teatro di Niterói in Brasile.
Si ritira quindi a vita privata, a Viareggio, dove muore il 26 novembre 1936. Le sue spoglie, per volontà della famiglia, vengono trasferite nel 1938 da Viareggio a Roma, nel cimitero del Verano, dove si trovano tuttora.

Le memorie di Leopoldo Fregoli: l'incontro con i fratelli Lumière e la nascita dei “corti metraggi”

«Mi trovavo, nel 1897, al teatro Célestins di Lione, quando, una sera, mi dissero che su una poltrona di prima fila c'era Luigi Lumière, di cui avevo già sentito parecchio parlare. Maniaco di fotografia e di meccanica com'ero, mandai il mio segretario in platea, a pregare lo scienziato francese di voler salire sul palcoscenico; ed una volta dinanzi a lui gli chiesi di poter visitare la sua officina. Quegli aderì, e l'indomani io mi recai a trovarlo. […] Fu appunto allora che io li conobbi, e per una settimana rimasi dalla mattina alla sera nella loro officina, ad addestrarmi nei segreti della riproduzione, dello sviluppo, della stampa e della proiezione dei loro minuscoli film. Convinto che la proiezione di quei primi saggi cinematografici alla fine d'ogni mio spettacolo potesse costituire una vera attrattiva e suscitare un vivo interesse nel pubblico, chiesi ai fratelli Lumière permesso di proiettare le loro pellicole. I due scienziati, entrati subito con me in grande familiarità, aderirono, mi consegnarono un apparecchio di proiezione, e con esso il diritto d'esclusività per i miei spettacoli di un notevole gruppo di brevissimi film.

In seguito, dato il grande successo riportato con grandi pellicole, pensai di fabbricarne io stesso, riproducendo delle scene comiche delle quali io ero naturalmente l'unico interprete. Nacquero così i famosi corti metraggi che molti certamente ricorderanno».

Leopoldo Fregoli, Fregoli raccontato da Fregoli, Rizzoli, Milano, 1936, pp. 216-217.

 

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Le memorie di Leopoldo Fregoli: il Fregoligraph

«In breve misi insieme una notevole raccolta di pellicole, le quali chiudevano brillantemente ogni mia rappresentazione, proiettate sopra uno schermo che io stesso m'ero costruito, con un'appariscente cornice adorna di lampadine colorate. Chiamai tutto ciò Fregoligraph. A brevettare il sistema non pensai nemmeno lontanamente. Ma qualche mese dopo apparve a Londra il Biograph, che era una esatta riproduzione del mio Fregoligraph, con qualche perfezionamento accessorio. Il Fregoligraph cominciò il suo giro trionfale all'Olympia di Parigi, e non scomparve più dai miei programmi. In Italia molti lo ricordano ancora. E a ricordarlo ai posteri ha pensato il Dizionario del Melzi, dove a pagina 340 si legge: “Fregoligraph: cinematografo inventato da Fregoli, il quale può riprodurre delle vedute di tre metri per quattro con chiarezza di tutti i particolari”».

Leopoldo Fregoli, Fregoli raccontato da Fregoli, Rizzoli, Milano 1936, p. 218.

 

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I film

I titoli delle scene comiche di Leopoldo Fregoli, che nella maggior parte dei casi non sono conservati sulle copie (a eccezione di Fregoli soldato e Fregoli al restaurant), seguono i criteri stabiliti nella filmografia di Adriano Aprà nel 2002 (in Luigi Colagreco, Il cinema negli spettacoli di Leopoldo Fregoli, «Bianco e Nero», 3-4, 2002, pp. 62-67) e sono articolati come segue:

    1. Titolo della singola copia, così come assegnato nella filmografia di Adriano Aprà (2002).
    2. Il numero progressivo assegnato a ciascuna copia dalla Cineteca Nazionale nel 1995, a seguito della ricognizione eseguita sui materiali originali da Livio Luppi, sulla base dei numeri scritti a mano sulle scatoline Lumière che contenevano gli originali.
    3. Il nuovo titolo della scena comica, a volte conservata su più copie, proposto in maiuscolo tra parenesi quadre.
    4. Eventuali altri titoli riportati da diverse fonti.
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