Mariute, 1918

Regia: Eduardo Bencivenga; produzione: Bertini Film per la Caesar Film, Roma; anno: 1918; visto censura: n. 13506, 01-05-1018; lunghezza originale: 743 m; prima visione romana: 17-05-1918; soggetto: Robert Des Flers; sceneggiatura: Alfredo Manzi; fotografia: Giuseppe Filippa; interpreti e personaggi: Francesca Bertini (sé stessa e Mariute), Gustavo Serena, Livio Pavanelli, Camillo De Riso (sé stessi), Alberto Albertini (il reduce).

 

Il film
Definito nel titolo “cinedramma in due parti”, in realtà Mariute è un film che, a metà tra finzione e realtà, presenta lo stridente contrasto tra il comportamento capriccioso di una diva del cinema, che giunge tardi sul set dopo aver fatto attendere a lungo la troupe, e il dramma di Mariute, contadina friulana, che, sola con tre bambini, con il marito in guerra, subisce violenza da tre soldati austriaci.
Le due situazioni sono legate dal filo tenue del sogno: l’attrice, dopo aver ascoltato sul set i racconti di un attore reduce dal fronte, rimane turbata e sogna le vicende della povera contadina, si immedesima in lei e si propone, in uno slancio di solidarietà, di alzarsi prima al mattino e presentarsi sul set con «appena mezz’ora di ritardo».
Ma il proposito più fermo è senz’altro quello di farsi promotrice del prestito nazionale, recandosi all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni e sottoscrivendo buoni per una cospicua somma.

Di questo film Francesca Bertini è protagonista e produttrice, con la casa che porta il suo stesso cognome (d’arte) e che, dal 1918 al 1925, realizza ben venticinque film.
In realtà, Mariute è un film patriottico e di propaganda commissionato dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, come mostrava l’epilogo (perduto) in cui la stessa Bertini invitava a sostenere lo sforzo bellico acquistando i buoni dell’INA.

«Il gran successo della serata di beneficenza a Roma. È noto l’entusiastico successo riportato da Francesca Bertini nella serata di beneficenza organizzata al Teatro Quattro Fontane di Roma dal Giornale d’Italia. L’eccezionale serata ha fruttato un incasso di oltre lire ventimila».

«Pellicola di guerra che scuote, che commuove, che rinsalda la implacabile volontà di vittoria, che insegna ancora una volta – se pur ve ne fosse bisogno – la suprema necessità della vendetta, sino alla vittoria. Perché “Mariute” è un simbolo e significa: la patria invasa, l’oltraggio dello straniero accampato sul sacro suolo d’Italia, le nostre donne violate, la nostra terra profanata, i nostri bambini mutilati, la nostra proprietà depredata. […]
Roberto De Flers, l’illustre commediografo francese accaparrato dalla Caesar Film per una serie di grandi e originali soggetti cinematografici, immaginando, a scopo di propaganda patriottica, la vicenda della bella e dolorosa contadina friulana, ha voluto sintetizzare in un emozionale scorcio tragico i tratti più brutali e più odiosi dell’invasore […].
Il soggetto […] è presto raccontato: mentre negli stabilimenti della Caesar Film si sta lavorando, giunge, reduce dal fronte, un artista della Casa, che narra ai compagni che lo interrogano con ansiosa e nobile curiosità gli episodi di guerra che producono profonda impressione sull’animo degli ascoltanti, fra cui si trova Francesca Bertini.
La bellissima e grande attrice, tornata a casa, è specialmente ossessionata dal ricordo di un fosco episodio di brutalità austriaca riscattata dalla sacra vendetta italiana. E addormentatasi, rivive nel sogno la tragica storia, ed essa stessa è Mariute, la triste eroina friulana. Mariute vive con il padre e tre figlioli in una povera casetta, in territorio invaso. E prega e spera per la patria calpestata dallo straniero e per il marito che al di là del Piave attende tra le file dei soldati d’Italia l’ora della riscossa vendicatrice e vittoriosa.
Ma un giorno, sorpresa in aperta campagna da tre bruti austriaci, viene da questi violata. Trascinatasi quasi morente alla sua casa, racconta l’onta patita al vecchio padre, il quale, pazzo d’ira e di dolore, si arma di moschetto, si apposta dietro la capanna che serve da ricovero agli oltraggiatori della figlia e li fredda, l’uno dopo l’altro, come tre cani rabbiosi e rognosi…
A questo punto la dormiente si sveglia e la viva impressione del terribile sogno è tanta che decide di farsi attiva e feconda propagandista del prestito nazionale della resistenza e, dopo aver facilmente convinto i compagni di lavoro a seguire il suo esempio, si reca all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni dove si sottoscrive per una cospicua somma. E i compagni la imitano».
«Film», Napoli, n. 14, 31 maggio 1918, p. 3.

 

I materiali filmici
Preservato a cura del CSC-Cineteca Nazionale nel 1954, in b/n, da un positivo nitrato imbibito lungo 564 metri, con didascalie italiane (non più conservato).

Link al film (Vimeo CN)
Provenienza: CSC-Cineteca Nazionale
B/n – colore: b/n
Lingua: didascalie italiane
Durata: 00:27:49
Velocità di proiezione: 18 fps