La presa di Roma, 1905

Regia: Filoteo Alberini; produzione: Alberini & Santoni, Roma; anno: 1905; lunghezza originale: 250 m (7 quadri, Bollettino n. 1 della Alberini & Santoni); prima visione pubblica: Livorno, Cinematografo Artistico, 16-09-1905; fotografia: Filoteo Alberini; scenografia: Augusto Cicognani; personaggi e interpreti: Carlo Rosaspina, Ubaldo Maria del Colle (il tenente dei bersaglieri).

 

Il film
Ricostruzione degli eventi e celebrazione storica della presa di Porta Pia, del 20 settembre 1870, momento fondante della nazione italiana. Suddiviso in sette quadri: 1. Il parlamentario Generale Carchidio a Ponte Milvio. 2. Dal Generale Kanzler – Niente resa!. 3. Al campo dei bersaglieri – All’armi!. 4. L’ultima cannonata. 5. La breccia a Porta Pia – All’assalto!. 6. Bandiera bianca. 7. Apoteosi.

 

I materiali filmici
Nella fase di studio del progetto di restauro, realizzato a cura del CSC-Cineteca Nazionale nel 2007, le verifiche condotte su tutti gli elementi conservati presso le diverse cineteche italiane ed estere hanno portato ad accertare che non esistono materiali antecedenti al 1935, anno in cui Corrado D’Errico inserisce quattro quadri del film nella «Rivista Luce» numero 4, numero speciale dedicato al quarantesimo anniversario dell’invenzione del cinema, in cui la citazione del “primo” film a soggetto del cinema italiano si unisce a quella dei capostipiti universali della settima arte, i primi film Lumière (L’arrivée d’un train en gare à la Ciotat, L’arroseur arrosé , La sortie de l’usine Lumière à Lyon, Le repas de bébé). Tutti gli elementi conservati del film corrispondono quindi a riproduzioni di brani inclusi nella «Rivista Luce» numero 4.
Il restauro ha avuto quindi, come materiali di partenza, i brani di duplicato negativo inseriti nei negativi originali della «Rivista Luce» numero 4, tuttora conservati nell’archivio dell’Istituto Luce e sicuramente gli elementi a oggi più antichi e i più vicini all’originale perduto. La ricostruzione, invece, si è basata sulle fonti extra filmiche, in particolare il Bollettino n. 1 della Alberini & Santoni, del 1905, interamente dedicato a questo film, e il romanzo Al cinematografo (1907) di Gualtiero Fabbri, nel quale il protagonista assiste alla proiezione del film e lo descrive scena per scena.
Il contenuto dei tre quadri mancanti è stato ricostruito grazie al Bollettino n. 1 della Alberini & Santoni, tramite l’inserimento di cartelli integrativi in corrispondenza del quadro n. 3 Al campo dei bersaglieri – All’armi!, del n. 4 L’ultima cannonata, relativo all’apertura della breccia su Porta Pia (di cui è stato anche riprodotto un unico fotogramma fisso), e del n. 6 Bandiera bianca, contenente l’esposizione della bandiera bianca sulla croce della cupola di San Pietro.
Per quanto riguarda le didascalie, nella «Rivista Luce» numero 4, la grafica e le cornici sono state ricreate nel 1935 in stile liberty (e in parte riscritte), con l’unica eccezione della didascalia del quadro dell’Apoteosi, che mostra uno stile e una grafica diversi, visibilmente più antichi. Per il tipo di carattere, è stato quindi scelto un font basato su quest’ultima didascalia, presumibilmente originaria, e nei testi si è ripristinato fedelmente il contenuto del Bollettino n. 1. Era inoltre presente una didascalia spuria, «Roma o morte!», evidente “aggiunta” ispirata dalla propaganda fascista, che è stata espunta.
Fondamentale per la ricostruzione delle didascalie è stata poi la testimonianza del romanzo di Gualtiero Fabbri, in cui si parla di lettere “fiammeggianti”: sulla base di questo indizio, mentre per l’immagine è stato lasciato il bianco e nero (in quanto i duplicati della «Rivista Luce» n. 4, ovviamente, non riproducono le colorazioni originarie), per le didascalie si è riprodotto l’effetto di un’imbibizione rossa. Fa eccezione l’ultimo quadro, Apoteosi, di cui sono state ricostruite le colorazioni per congettura: diverse fonti e testimonianze descrivono infatti questo quadro come colorato, presumibilmente con la tecnica della dipintura a mano.
L’intero brano recuperato e reintegrato è stato trascritto nei laboratori di Cinecittà dai duplicati negativi del 1935 in formato digitale a 2k e, dopo il lavoro di pulizia dell’immagine e la ri-colorazione dell’ultima scena con un programma di ritocco digitale manuale dell’immagine, il film è stato riportato su duplicato negativo in pellicola, da cui sono state stampate le nuove copie.

 

Il frammento superstite (la parte di sole immagini sopravvissute, esclusi cartelli e integrazioni) misura in tutto 75 metri, mentre secondo il Bollettino n. 1 dell’Alberini & Santoni il film ne misurava originariamente 250: da questa differenza si deduce che «la perdita di tre quadri su sette sembra non giustificare una tale differenza, e per molto tempo si è ritenuto che il dato originario fosse stato falsificato in eccesso da Alberini a fini promozionali. L’analisi della copia restaurata, unita a una più attenta rilettura dei documenti d’epoca (il Bollettino, il romanzo di Fabbri e altri) induce oggi a ritenere che anche una parte dei quattro quadri superstiti sia andata perduta e che, ad esempio, quello relativo al colloquio dei due generali constasse di più inquadrature e il film nel suo insieme avesse un’articolazione narrativa più ricca di quella fino ad oggi suggerita dalla versione D’Errico».
Mario Musumeci, Il frammento rubato. Nota sul restauro de La presa di Roma, in Mario Musumeci, Sergio Toffetti (a cura di), Da La presa di Roma a Il piccolo garibaldino. Risorgimento, massoneria e istituzioni: l’immagine della Nazione nel cinema muto (1905-1909), Gangemi Editore, Roma 2007, p. 32.

 

Link al film (Vimeo CN)
Provenienza: CSC-Cineteca Nazionale
B/n – colore: colorazioni riprodotte per congettura (possibili imbibizioni e dipintura a mano) e b/n
Lingua: didascalie italiane
Durata: 00:06:00
Velocità di proiezione: 18 fps