Fabiola. Dal buio delle catacombe alla luce degli schermi

Nel corso del 1917 Enrico Guazzoni intraprende le riprese del suo ventitreesimo film. Il soggetto è tratto dal romanzo del cardinale inglese Nicholas Wiseman (1854), che divulga le storie dei martiri cristiani sotto Diocleziano, agli inizi del IV sec. d.C. L’impostazione visuale del regista, di base artista e pittore, si cimenta qui con l’erudizione antiquaria sull’antichità romana, dando vita a una ricostruzione ricca e rigorosa, in cui le scene ambientate nelle catacombe alimentano un nuovo immaginario. In quegli anni le indagini archeologiche si concentrano sulla Roma paleocristiana e ne sollecitano la diffusione. Non a caso la ricerca recente ha individuato, tra i materiali divulgativi di quegli anni, una serie fotografica che ricostruisce i contesti di vita dei primi cristiani: l’affinità con il set cinematografico vi è evidente, al punto che si è ipotizzato che tali immagini siano state realizzate proprio nei luoghi di Fabiola. D’altra parte, lo stesso Guazzoni ha sicuramente visitato nel 1917 la catacomba di Domitilla, lasciandovi il proprio nome graffito. Il collegamento tra i due mondi è rappresentato dalla figura di Rodolfo Kanzler, allievo dell’archeologo G. B. De Rossi e storico dell’arte: secondo fonti d’epoca, infatti, la costruzione delle scenografie di Fabiolasarebbe avvenuta sotto la sua autorevole supervisione, così come l’esordio della protagonista, Elena Sangro, sarebbe da ricondurre ad una segnalazione di Kanzler, suo professore di storia dell’arte all’Accademia di Santa Cecilia. Queste coincidenze costituiscono l’occasione per un confronto tra storici del cinema e archeologi, nell’intento di indagare il convergere dell’espressione storico-artistica del film con i progressi dell’archeologia cristiana.

La proiezione segue e completa i lavori del workshopinternazionale Fabiola. Dal buio delle catacombe alla luce degli schermiche si tiene presso l’Istituto Storico Austriaco nel corso della stessa giornata. L’evento è curato dall’Istituto Storico Austriaco e dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma in collaborazione con il CSC-Cineteca Nazionale e con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania.