La mirabile visione, 1921

Regia: Caramba (Luigi Sapelli); produzione: Tespi Film, Roma; distribuzione: UCI; visto censura: n. 16448, 01-10-1921; prima visione romana: 21-10-1921; lunghezza originale: 4026 m; sceneggiatura: Fausto Salvatori; fotografia: Carlo Montuori; scenografia: Caramba; interpreti e personaggi: Camillo Talamo (Dante Alighieri), Lamberto Picasso (Guido Cavalcanti), Alfredo Boccolini (Corso Donati), Luigi Serventi (Arrigo VII), Ciro Galvani (Bonifacio VIII), Leone Papa (il diacono Merlino), Fabio Fabiani (Filippo Argenti), Giovanna Scotto (Beatrice figlia di Dante), E. De Roberto (Cangrande della Scala), Raffaello Mariani (Lapo Gianni), Antonio Salinas (Jacopo di Lapo Gianni), Mario Forti (Manoello Giudeo), Mario Cusmich (Guido Da Polenta), Carlo Cavalieri (l’Inquisitore), Achille Pasini (Pier Traversari), Liliana Millanova (Beatrice Portinari), Gustavo Salvini (Arcivescovo Ruggeri), Carmen di San Giusto (Francesca da Rimini), Ettore Berti (Ugolino della Gherardesca), Carlo Benetti (Paolo Malatesta).

 

Film dalla struttura complessa, suddiviso in parti ed episodi, dedicato a «vita e sublimazione poetica delle opere di Dante» e realizzato nell’ambito delle celebrazioni del Sesto Centenario della morte del Sommo Poeta.

 

Parte prima: Vita Dantis

I La selva oscura; II La crudeltà che fuor mi serra; III Il Veltro; IV Lo pane altrui; V Ultimo rifugio.

Il primo, La selva oscura, si svolge nel 1300, anno in cui Dante, priore di Firenze, gestisce le drammatiche contese tra Bianchi e Neri, in cui è coinvolto anche l’amico fraterno Guido Cavalcanti, il quale, resosi colpevole di superbia contro la plebe, viene punito con l’esilio. Nel frattempo, con il favore dei Neri, Carlo di Valois, legato di Bonifacio VIII e fratello di Filippo il Bello, re di Francia, giunge in città con il ruolo di pacificatore, ma i Bianchi si oppongono alla sua azione in nome della libertà. Si delibera di inviare una delegazione dal Papa, e Dante, scelto tra gli ambasciatori, si mette in viaggio per Roma.

Nel secondo episodio, La crudeltà che fuor mi serra, si compie il destino di Dante, il quale, durante la fallimentare ambasceria presso Bonifacio VIII a Roma, tra le suggestive vestigia della città antica, riceve la notizia del bando di esilio da Firenze, decretato dai Neri. Allo stesso tempo Guido Cavalcanti, in esilio a Sarzana, si ammala di febbri malariche; il suo esilio viene revocato e può rientrare a Firenze, dove muore in un accesso di rabbia all’annuncio pubblico dell’esilio di Dante.

Protagonista del terzo episodio, Il Veltro, è Arrigo VII, l’imperatore disceso in Italia e incoronato a Roma, sul quale si incentrano le speranze di Dante, che concepisce su di lui la “mirabile visione” come restauratore del Sacro Romano Impero. Ma Arrigo muore improvvisamente a Buonconvento, vicino Siena, e con lui le aspettative politiche e personali di Dante, comprese quelle di poter rientrare in patria dall’esilio.

Nel quarto episodio, Lo pane altrui, è narrato l’esilio di Dante che, accompagnato dalla figlia Beatrice, è accolto da Cangrande della Scala a Verona, dopo il suo rifiuto della grazia concessa dal podestà di Firenze, in cambio della quale avrebbe dovuto fare ammenda e pagare una multa. Beatrice, per stare vicino al padre, rinuncia all’amore di Jacopo. Alla corte di Cangrande Dante viene sbeffeggiato da cortigiani e buffoni, e riprende così la via dell’esilio.

Dante si ferma alla corte di Guido Da Polenta a Ravenna, suo Ultimo rifugio, dove il sinistro Pier Traversari, respinto da Beatrice, si vendica su Dante, accusandolo di magia, ma Dante, davanti all’Inquisitore, si scagiona recitando i versi dell’invocazione alla Madonna del Canto XXXIII del Paradiso.

 

Parte seconda: Visioni di vita e di poesia

I Amor mi mosse. Rappresentazioni della Vita Nova; II Anime crudeli. La tragedia dell’odio. Il conte Ugolino; III Anime affannate. La tragedia dell’amore. Paolo e Francesca.

Gli episodi della seconda parte, invece, sviluppano tre storie tratte dalle opere di Dante: il primo, Amor mi mosse, si ispira alla Vita Nova e presenta l’incontro con Beatrice e il dolore di Dante per la sua morte; il secondo, Anime crudeli, ricostruisce la vicenda del conte Ugolino della Gherardesca, mentre il terzo narra la storia di Paolo e Francesca.

Le prime notizie sulla realizzazione di questo film risalgono all’estate del 1920, quando in alcune riviste cinematografiche si annuncia il progetto di «riprodurre cinematograficamente il soggetto dantesco La mirabile visione, genialmente concepito da Fausto Salvatori per contribuire alle Feste centenarie dantesche del 1921». Vi si dichiara inoltre che, a tale scopo, si sono «consociati» la casa di produzione romana Tespi Film, «che mette i teatri e la produzione industriale», la Società Editoriale Cinematografica, proprietaria del soggetto cinematografico, il regista Cav. Sapelli (in arte Caramba) e il Cav. Ercolini, ingegnere per le costruzioni; si annuncia altresì che gli studi danteschi vengono affidati a esperti capeggiati dal giornalista e studioso Vincenzo Morello.
Cfr. Il centenario dantesco e la cinematografia, «Apollon. Rassegna di arte cinematografica», anno V, n. 5, 30 giugno 1920, p. 25; e «Apollon. Rassegna di arte cinematografica», anno V, n. 7, 31 agosto 1920, p. 16 (annuncio pubblicitario).

Il film, definito «Rappresentazione storica del secolo XIV di Nostro Signore», si avvale di un’équipe collaudata – che, grazie alla collaborazione tra la casa di produzione Tespi Film e la Società Editoriale Cinematografica, l’anno prima aveva già realizzato il grandioso film “d’arte” I Borgia (1920) – di cui fanno parte: Caramba, direttore artistico, noto soprattutto per la lunga e istrionica attività di scenografo e costumista teatrale, il poeta e librettista Fausto Salvatori, autore di poemi religiosi e soggetti per il cinema (come, ad esempio, quello del Christus di Giulio Antamoro, 1916), tragedie, libretti d’opera, versi e inni sacri, tra cui il famigerato Inno a Roma, musicato da Puccini e poi ripreso dalla propaganda fascista, e Carlo Montuori, già esperto e apprezzato direttore della fotografia, con una lunghissima carriera davanti a sé.

 

I materiali filmici

Il film è stato restaurato in digitale a cura del CNC (Centre National du Cinéma et de l’Image Animée, Paris/Bois d’Arcy), a partire da due copie d’epoca imbibite, una della versione originale italiana, conservata negli archivi del CSC-Cineteca Nazionale (Roma) e l’altra corrispondente alla versione stabilita dal distributore francese, Les Films André Ghilbert, appartenente a Gaumont Pathé Archives e depositata presso il CNC-Archives Françaises du Film (Bois d’Arcy). I materiali di partenza, entrambi incompleti, si sono dimostrati in buona parte complementari e la loro collazione ha permesso di approntare una versione italiana ricostruita, per la quale sono state tradotte più di cento didascalie appartenenti alla versione francese e sono stati realizzati, laddove necessario, raccordi e integrazioni testuali per una migliore comprensione. Lo studio e la ricostruzione sono stati possibili, inoltre, grazie al libretto d’epoca sul film conservato dalla Biblioteca Chiarini del CSC di Roma.

 

I documenti

Libretto

La mirabile visione. Rappresentazione storica del secolo 14. di Nostro Signore in due parti, di Fausto Salvatori, diresse ed animò la visione Caramba, Società Editoriale Cinematografica, Società anonima “Tespi Film”, Roma [1921?], 71 pagine, con fotografie, 25 cm. (Sul frontespizio: Parte prima, Vita Dantis; Parte seconda, Visioni di vita e di poesia).

Contiene testi e foto di scena del film La mirabile visione (1921), regia e costumi di Caramba (pseudonimo di Luigi Sapelli), soggetto di Fausto Salvatori, con Camillo Talamo, Liliana Millanova e Gustavo Salvini. Realizzato nel Sesto Centenario della morte di Dante.