Il boom produttivo e l’avvento del lungometraggio

Dopo il superamento della crisi, il cinema italiano vive una fase di decollo: tra il 1909 e i primi anni Venti il nostro cinema realizza un numero di film vertiginoso. Solo la casa torinese Ambrosio in poco più di 15 anni, produce circa 1400 film. Il boom, in particolare, si registra tra il 1912 e il 1914. I margini di profitto realizzati con l’esportazione permettono ai produttori di investire cospicui capitali per la realizzazione di film non solo più curati, ma anche più lunghi rispetto alla media consueta. A partire del 1911 alcune case iniziano a proporre film la cui durata è sensibilmente superiore alla media (la lunghezza standard di un film si attestava allora sui 250-300 metri, equivalenti a 10-15 minuti di proiezione): nella primavera del 1911 L’Inferno della Milano Films (1200 metri), La Gerusalemme liberata della Cines (1000 metri) e La caduta di Troia dell’Itala Film (600 metri) aprono la strada anche in Italia alla graduale affermazione del lungometraggio, proponendo una formula spettacolare nuova, già sperimentata con il successo, di poco precedente, dei sensuali drammi prodotti in Danimarca (tra cui L’abisso, 1910, interpretato da Asta Nielsen, una delle prime dive della storia del cinema).

La graduale affermazione del lungometraggio è un fenomeno internazionale, ma il contributo dell’Italia è particolarmente importante: negli Stati Uniti, per esempio, sono proprio i lungometraggi italiani a imporre l’affermazione di questa nuova formula di produzione e programmazione.