Camillo De Riso

Nasce a Napoli nel 1854, figlio di Alfonso, attore teatrale. Diviene attore a sua volta, prima a fianco del padre, poi in proprio, con la compagnia teatrale fondata  con Giuseppe Sichel e Giuseppe Brignone.

Nel 1912 passa al cinema,  ingaggiato dall’Ambrosio Film di Torino e si affianca alla coppia costituita da Eleuterio Rodolfi e Gigetta Morano, con i quali interpreta diversi film, in ruoli leggeri, di uomo panciuto e bonario, spesso basati su pochades italiane e francesi.

Nel 1913 passa alla “Gloria” Film, presso la quale dà avvio, nel triplice ruolo di regista, interprete e soggettista, alla serie comica Camillo, che continuerà fino al 1923 alla Caesar Film di Roma.
Alla “Gloria”, pur mantenendo la vocazione di attore comico, si cimenta in film drammatici, spesso sotto la direzione di Mario Caserini, come in Ma l’amor mio non muore! (1913), primo film di Lyda Borelli, Florette e  PataponNerone e Agrippina (1913) e Il treno degli spettri (1913) con Mario Bonnard. Con la casa torinese, dove rimane fino al 1915, lavora anche come regista, dirigendo le commedie Somnambulismo (1913) e Romanticismo,  (1913).

Nel frattempo, per un breve periodo, nel 1914, lavora anche per la casa romana Latium Film, con cui dirige e interpreta l’adattamento di Nana da Emile Zola.
Nel 1915 passa alla Caesar Film di Roma, dove, oltre a continuare la serie comica di Camillo, entra nell’entourage di Francesca Bertini e lavora sia come attore che come regista, realizzando, tra l’altro,  l’episodio La gola (1918) della serie I sette peccati capitali (1918-1919) e Spiritismo (1919).
Tra i film interpretati alla Caesar si ricordano titoli notevoli, come La signora delle camelie (Gustavo Serena, 1915), La perla del cinema, Odette (Giuseppe De Liguoro, 1916) e Mariute (Edoardo Bencivenga, 1918).

Verso la fine del decennio realizza  film anche per altre case e con altre attrici, come La principessa (1917) con Leda Gys, di cui scrive anche il soggetto, Tilde Kassay (Niniche, 1918; I nostri buoni villici, 1918; La figlia unica, 1919; Una donna funesta/Nanà, 1919) e con  Elena Lunda (Una donna, una mummia, un diplomatico, 1920).

La sua carriera d’attore vanta ulteriori importanti titoli: A San Francisco (Gustavo Serena, 1915), Don Giovanni (Edoardo Bencivenga, 1916), Ferréol (Edoardo Bencivenga, 1916, adattato da Sardou), e Occupati d’Amelia (Telemaco Ruggeri, 1923, adattamento da Feydeau, con Pina Menichelli). La morte lo coglie nel 1924, a Roma, dopo una carriera ricchissima: oltre cento film interpretati e più di sessanta diretti, soprattutto commedie.

 

 

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